Musica

Verdena: nuovo album pensando ai Pink Floyd

Verdena: nuovo album pensando ai Pink Floyd

Tre anni dopo l'uscita de "Il suicidio dei samurai" tornano con un nuovo disco i Verdena. La band bergamasca ha pubblicato per la Universal "Requiem". Per il loro quarto lavoro il trio ha abbandonato le atmosfere rarefatte e si è concentrato su un sound più deciso e cupo. Tgcom ha intervistato il cantante e chitarrista, Alberto Ferrari. I Verdena, ormai sdoganati dal ruolo di baby-fenomeni, hanno mostrato, negli anni, una vitale maturità artistica. Per questo disco hanno scavato nelle loro pulsioni, lasciandosi trasportare solo dalla forza magnetica del “rumore”. Alberto Ferrari nel caso specifico, e i Verdena in generale, non sono tipi loquaci. Decisamente a disagio quando si tratta di rilasciare interviste e, al contrario, decisamente a loro agio quando si tratta di sparare watt. Ma la “sfida” di farli parlare è riuscita ugualmente. Alberto, come nasce questo album? Nasce soprattutto dalla continue jam session che facciamo nel nostro piccolo studio. Tutte jam fatte per tre anni con chiunque entrasse nella sala prove. I testi hanno forte componente introspettiva. Ma questo è un disco decisamente diverso dal precedente. Lo penso anch’io. In realtà in ogni nostro nuovo lavoro cerchiamo di staccarci dal quanto fatto prima. Non so se sia una nostra caratteristica, ma a noi piace così. Prima dell’uscita di questo album siete stati in giro, fuori dall’Italia, per una serie anche numerosa di concerti. Com’è stato suonare fuori dai confini nazionali e che stimoli nuovi vi ha dato? È stato stimolante vedere gente che si comporta in modo diverso da noi e che ha un approccio diverso di pensare la musica. Sino a poco tempo fa i Verdena venivano considerati troppo giovani per poter fare il “grande passo”. Mi sembra che questi anni abbiate fatto vedere a tutti che così non è. Non siamo più ovviamente giovani promesse. Ma siamo certamente un’eccezione visto che molti gruppi o solisti che fanno musica in Italia sono sopra i 30 anni. Noi siamo sotto quella soglia. Ma non so se questa sia un qualcosa che ci fa essere diversi dagli altri. Quali sono le influenze di questo disco. C’è, per esempio, una citazione esplicita dei Pink Floyd, in “Non prendere l’acme, Eugenio”. I Pink Floyd sono un nostro ascolto costante. Ma devo essere sincero: per questo disco non abbiamo fatto molti ascolti, più che altro abbiamo ascoltato noi stessi, anche se in genere non amiamo molto farlo. È cambiata anche la linea vocale però… Penso più che altro che sia stato uno sviluppo normale. Anche l’approccio con la lingua italiana si è modificato molto. Credo di aver fatto dei miglioramenti anche in questo e penso che, sempre per quanto riguarda la voce, ci sia meno melodia rispetto al solito. I dischi precedenti, ascoltati ora, mi sembrano eccessivamente mielosi. Cosa c’è da aspettarsi dai live dei Verdena? C’è da aspettarsi il doppio di quello che si ascoltava sino a ora visto che la nostra musica è molto più potente. Il disco dal vivo è più d’impatto. Per intenderci c’è molta energia nell’aria.